Espoarte, n 36  Agosto Settembre 2005

ESPOARTE . COVER ( GIOVANI )

Articolo di Francesca Baboni

 

Il percorso di ricerca, per Giorgia Beltrami, avviene a passaggi graduali. Dapprima l'utilizzo della tavola grezza col carboncino,poi la matita, che permette di dare l'idea del negativo della pellicola fotografica, fino al colore ad olio su tavola. Il concetto di fondo della sua poetica è cercare di approfondire e capire la sua identità personale- il chi siamo e da dove veniamo e dove andiamo--la sua collocazione nel mondo, attraverso l'accostamento di immagini di continuità verticale dell'identità familiare con i paesaggi emiliani attraversati da ripetitori e antenne, creatori di ulteriori identità. Giorgia Beltrami lega il suo lavoro, realizzato su tavole di legno di pioppo trattate o carta montata su supporto, alla continuità generazionale della tradizione rurale emiliana, ai rimandi di un passato genuino recuperato dalle foto d'epoca di vecchi album di famiglia. Questa va a fondersi allo sguardo lucido sul presente corrotto, aggredito dall'innovazione tecnologica e dal progresso edilizio che ha modificato i connotati al paesaggio non solo ambientale, ma anche psicologico e culturale. Reti da cantiere, pali telegrafici e gru, sono accordate dall'artista dentro un'unica cornice, tanto da ricontestualizzare la presenza in un unico spazio comune. Una sapiente manipolazione della materia e del colore rosso e arancione, che estrapolato dalle reti, acquista il significato di cambiamento, aggredisce lo spazio come contaminazione silente e improvvisa. Entra direttamente nel campo visivo, crea griglie e percorsi geometrici che non riescono , comunque, ad intaccare la leggerezza e genuinità dei rapporti tra gli individui rappresentati. L'universo familiare, nelquale l'identità è trasmessa verticalmente come eredità, si trova così a a convivere con la multietnicità dell'identità sociale e culturale contemporanea, che , in perpetua trasformazione, taglia sempre di più trasversalmente la prima attraverso la globalizzazione dell'informazione e della comunicazione di massa. La "Continuità " auspicata nel riprendere e trasmettere le origini e le radici contadine legate alla sua zona di nascita, che ormai si stanno perdendo, indica il desiderio di una nuova forma di identità collettiva, dove far affluire in un 'unica direzione i ricordi del passato e l'immanenza della realtà presente. Nella serie "Spaesamenti" il cantiere è parte stessa del paesaggio. In "Fratture", invece, rimane in secondo piano. Molto interessanti anche i paesaggi della serie "Orizzonti", panoramiche eseguite con l'aiuto della macchina fotografica, dove la presenza umana nascosta è rivelata dalle tracce della trasformazione geografica in atto. Attraverso il legno della tavola, materia grezza che rende l'idea del vissuto, Giorgia Beltrami si rende testimone, ed allo stesso tempo partecipe, del racconto del cambiamento. Assiste a un simbolico passaggio del testimone, nel momento in cui vengono a mancare punti di riferimento, anche fisici. Una presa di coscienza che si serve della trasmissione culturale, di atteggiamenti quotidiani del vissuto, per comunicare un dato oggettivo. Anche la scelta dei colori, pochissimi, è determinata da motivi affettivi. L'arancione è colore caldo, il preferito dal padre, il rosso ne è una declinazione. Giorgia Beltrami riassume e fissa la sua esistenza, attraverso segni a matita, nei piccoli che giocano nei padri che tengono in braccio i figli vicino alle gru, nei piccoli che giocano coi segnali stradali, nelle mamme in bicicletta sullo sfondo bianco della carta, nelle lenzuola stese e nei gesti umili di gente semplice che a modo suo ha fatto la storia.